L’ARENA DI VERONA E IL SUO FESTIVAL LIRICO
La città e il monumento
Verona, una delle più preziose città italiane per bellezza e storia dell’arte come testimoniato dalla presenza di capolavori di grandi pittori rinascimentali come Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Paolo Veronese, Tiepolo, fu l’avamposto militare di Roma e i Romani vi lasciarono splendidi segni della loro arte architettonica, in particolare un anfiteatro ed un teatro, un ponte sul fiume Adige e bellissimi archi di trionfo.
L’Arena di Verona, in particolare, è uno degli anfiteatri romani con il migliore stato di conservazione. Costruita nel I secolo dopo Cristo, alla fine dell’Impero di Augusto, era situata fuori dalle mura di Verona; soltanto nel 265 d.C., all’epoca delle prime invasioni barbariche, fu compresa nel perimetro della città con le nuove mura fatte innalzare dall’imperatore Gallieno. Resti di questa cinta muraria si possono vedere ancora oggi a pochi passi dall’Arena, nell’adiacente piazza Mura Gallieno. La costruzione, a pianta ellittica, misura all’esterno, in corrispondenza delle due porte, metri 138,77; l’ovale interno, dove anticamente combattevano i gladiatori misura 73,68 metri mentre l’asse minore ne misura 44,53; la cavea è formata da 45 gradini che hanno l’altezza media di 45 centimetri.
Nel X secolo l’Arena era pressoché intatta ma un terremoto, nel secolo successivo, fece crollare una cinta esterna, la terza cinta di arcate, di cui oggi è rimasta soltanto un’ala, unica testimonianza dell’antica costruzione. Fatalmente le ingiurie del tempo, ma soprattutto degli uomini, avrebbero ridotto l’anfiteatro ad un rudere se la comunità non si fosse preoccupata nei secoli, fin dal 1200, del restauro e della cura del monumento, per cui oggi l’Arena appare come l’anfiteatro meglio conservato fra quanti Roma innalzò durante l’Impero.
Se nel secolo dell’era cristiana ospitò combattimenti di gladiatori, ricordati anche da Plinio il Giovane, nei secoli successivi si allestirono in Arena spettacoli di ogni genere: tornei, “giostre” (come quella in onore del Principe di Baviera), duelli, corride (ad una di esse assistette anche Napoleone nel 1805), balletti, spettacoli di circo e di prosa. Di tanto in tanto la folla, alla fine del secolo scorso, vi accorreva alle ascensioni delle mongolfiere, ma fu nel 1913 che ebbe avvio la prima stagione del Festival dell’Opera Lirica.
Il Festival
Nell’estate del 1913 il tenore veronese Giovanni Zenatello, pensando che anche Verona avrebbe dovuto celebrare degnamente il primo centenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, ebbe l’idea di allestire un grande spettacolo d’opera in Arena. Giovanni Zenatello, la moglie Maria Gay, mezzosoprano, e due amici veronesi, il maestro di coro Ferruccio Cusinati e l’impresario teatrale Ottone Rovato, pensarono che Aida, la più spettacolare opera di Verdi, si sarebbe sposata bene con la grandiosità dell’anfiteatro.
Se architettonicamente l’Arena poteva rispondere alle esigenze di un allestimento di Aida, restava il problema dell’acustica. Fu invitato il Maestro Tullio Serafin che, dopo aver ascoltato in Arena il suono di un violino, di un oboe e di un flauto, si accorse che le note non si disperdevano affatto nello spazio, bensì il suono correva per la cavea nitido come in un teatro al chiuso.
La rappresentazione della prima edizione areniana di Aida, la sera del 10 agosto 1913, rappresenta uno dei più importanti avvenimenti del primo Novecento. Accorsero a Verona migliaia di spettatori da ogni parte d’Italia e del mondo: americani, argentini, inglesi, francesi, russi, tedeschi, olandesi, spagnoli. Assistettero alla “prima” critici, giornalisti, musicisti, fra cui Puccini, Boito, Mascagni, Pizzetti, Zandonai; tra gli scrittori sedevano in platea Massimo Gorkij e Franz Kafka.
Fu un successo trionfale: era nata la più grande stagione lirica all’aperto del mondo, e da allora l’affluenza del pubblico premia gli inventori dello spettacolo d’opera all’anfiteatro. A 97 anni dal debutto, l’Arena ospita nel corso dell’estate oltre 400 mila spettatori, proponendo diverse produzioni ed eventi speciali per circa cinquanta serate per ciascuna stagione.
Se sfogliamo gli annali delle stagioni e ne ripercorriamo le tappe, troviamo i nomi dei più grandi interpreti lirici del XX secolo. Quando la sera del 2 agosto 1947 apparve sul palcoscenico areniano una giovane cantante greca nelle vesti di Gioconda, nell’omonima opera di Ponchielli, nessuno avrebbe pensato di trovarsi di fronte a una delle più grandi interpreti vocali di tutti i tempi, l’astro nascente Maria Callas. Un debutto ed un nome che appartengono non solo all’Arena, ma che sono patrimonio della cultura del nostro tempo. E così, come la Callas, decine di altri cantanti, danzatori, direttori d’orchestra, registi, scenografi hanno legato il proprio nome alle stagioni del Festival areniano.
L’organizzazione teatrale ha subito numerose trasformazioni fino al 1936, anno in cui è nato l’Ente Lirico Arena di Verona, che da quel momento in poi gestirà le rappresentazioni nell’anfiteatro.
Pur continuando a garantire gli spettacoli areniani, dal 1976 l’Ente lirico veronese ha ampliato la propria attività organizzando una stagione artistica al Teatro Filarmonico, costruito tra il 1719 e il 1729 su progetto del Bibiena (considerato “l’universale architetto dei teatri” tanta era la sua fama e bravura) e per interessamento dell’Accademia Filarmonica, antica associazione di appassionati di musica istituita nel 1543.
Principale teatro al chiuso della città di Verona e ricostruito dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, il Filarmonico rappresenta un importante centro di cultura per Verona e per le città limitrofe.
Nel 1998, per Decreto Legislativo, l’Ente Lirico, così come tutti gli altri in Italia, si è trasformato in Fondazione di diritto privato, dando così vita all’attuale Fondazione Arena di Verona.