Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, afferma: “Siamo deboli nei confronti del sistema creditizio. Pensiamo alla possibilità che ciascuna istituzione culturale pubblica o privata possa emettere delle obbligazioni“.
La chiusura generalizzata degli spazi culturali — cinema, teatri e auditorium, concerti all’aperto, musei e centri espositivi, ecc. — pubblici e privati sta mettendo in enorme difficoltà tutto il settore. L’entità della crisi sarà direttamente correlata con i tempi di questa chiusura. Se la serrata si dovesse prolungare, alcuni di questi problemi, primo fra tutti quello finanziario, produrrebbero delle crisi sistemiche durissime da recuperare in seguito. Lo ha ricordato benissimo Mario Draghi nel suo recente intervento sul Financial Times «una profonda recessione è inevitabile. La sfida è come agire con sufficiente forza e rapidità affinché non si trasformi in una prolungata depressione». E ha enfatizzato il ruolo cruciale dello Stato e del sistema finanziario nell’impresa di combattere e superare questa crisi epocale. Il nostro governo, nei decreti anti Covid-19, ha adottato delle importanti misure che consentono a tutta la filiera di resistere, almeno per alcuni mesi. Ha rifinanziato il settore con un fondo di 130 milioni di euro, ha esteso alla cultura forme di sostegno al reddito per salvaguardare l’occupazione e ha dato la possibilità di convertire in voucher il rimborso dei biglietti per gli eventi annullati. Sono misure molto importanti e, principalmente, sono state prese con la rapidità richiesta da Draghi. Ma probabilmente tutto questo… Continua a leggere sul sito www.corriere.it