di PIERACHILLE DOLFINI – 03/11/2020 www.avvenire.it
“L’arte è necessaria. I teatri sono necessari”. Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo e presidente dell’Anfols, l’associazione che riunisce le fondazioni lirico sinfoniche, lo dice, più convinto che mai, dopo che il Dpcm firmato dieci giorni fa dal premier Giuseppe Conte ha previsto la chiusura di teatri, sale da concerto e cinema sino al 24 novembre.
“Ma compatibilmente con la gravità della situazione e con l’evoluzione del quadro epidemiologico – dice Giambrone – confidiamo nella volontà manifestata dal governo di ridurre al minimo questa fase di dolorosa chiusura”. Una decisione che era nell’aria, ma il mondo dello spettacolo ha cercato sino all’ultimo di scongiurare lo stop. “Siamo consapevoli della gravità del momento e ci rendiamo conto che ci vuole molto senso di responsabilità da parte di tutti – sostiene Giambrone –. Certo, detto questo non possiamo non sottolineare come sia stato fatto un grande sforzo per ripartire in sicurezza e ora questo blocco ci coglie un po’ di sorpresa. In questi mesi abbiamo mostrato che i teatri sono luoghi tra quelli che più facilmente si possono mettere in sicurezza da tutti i punti di vista, per gli artisti, per i dipendenti e per il pubblico”.
In molti, a iniziare da Riccardo Muti, hanno evidenziato la necessità della cultura, specie in tempi di crisi. “I teatri in questo periodo di ripartenza credo siano stati anche un elemento di conforto per tutti noi, per tutte le comunità. Credo che questo sia un tempo in cui tutti noi abbiamo bisogno di reagire allo smarrimento, all’angoscia, alla paura, alle preoccupazioni legate alla pandemia. E penso che quella dei teatri di confortare sia una funzione importante in questo momento” riflette il presidente dell’Anfols.
C’è poi l’aspetto economico perché questa chiusura va a colpire un settore che, come molti, è stato duramente colpito dallo stop forzato di marzo. “Proprio il comparto delle fondazioni lirico-sinfoniche che è ripartito immediatamente, in maniera abbastanza completa e che ha garantito occupazione è il comparto che nel 2020 ha ricevuto meno risorse del 2019. Noi siamo in una condizione di crisi importante perché i nostri bilanci sono stati fortemente compro messi dal crollo di ricavi propri soprattutto dei ricavi della biglietteria. Al momento, poi, nessun teatro è stato in grado di presentare la programmazione del 2021 e lo ha fatto non tanto perché c’è incertezza sulle modalità di andata in scena, ma perché c’è un regime di incertezza totale sul tema delle risorse”.
Le fondazioni lirico-sinfoniche, spiega Giambrone, “utilizzeranno tutti gli strumenti a disposizione con l’obiettivo di scongiurare il blocco totale di tutte le attività: useremo gli ammortizzatori sociali e le nuove tecnologie che potranno permetterci la trasmissione in streaming delle attività che ciascuna fondazione potrà realizzare anche in assenza di pubblico in sala, compatibilmente con la sostenibilità di bilanci”. Intanto i lavoratori dello spettacolo ribadiscono che il teatro “è un luogo sicuro” e scendono in piazza anche per rispondere a chi ha definito l’arte e la cultura come qualcosa di non necessario.
“Ce lo sentiamo dire da tempo ed è triste dover continuare a ripetere che l’arte è necessaria, i teatri sono necessari, sono luoghi dove una comunità si ritrova, ascolta una parola, trova un conforto e ha un elemento di conoscenza” conclude Giambrone.