Le maestranze della Scala sono sulle barricate. Due le assemblee ieri in teatro, oggi una terza in programma nei laboratori Ansaldo. A rischio è l’attesissima prima dell’«Histoire de Manon» con Roberto Bolle e Svetlana Zacharova, in cartellone domani. Ad aprire le ostilità con la direzione, infatti, è la Cgil che ha proclamato un pacchetto di 24 ore di sciopero, le prime da effettuare il 12 novembre appunto. Da mesi, scrivono i delegati in un comunicato, «chiediamo di affrontare il tema dell’urgenza di una revisione dell’organico tra i tecnici di palcoscenico», cioè macchinisti, meccanici, elettricisti, attrezzisti, per la stagione 2016, che si annuncia corposa, almeno quanto quella dell’anno dell’Esposizione Universale. Paola Bentivegna, della segreteria Sic Cgil, spiega che «si è provveduto a rinforzare gli organici del balletto e dei laboratori ma per il palcoscenico la soluzione trovata è stata di ricollocare gli addetti ai magazzini di Pero e riqualificarli». Venerdì proprio su questo s’è rotta la trattativa, anche se il sovrintendente Alexander Pereira non ha ancora perso la speranza di ricucire lo strap po. A neppure un mese da Sant’Ambrogio e dalla Prima della Scala, questi non possono che essere letti come i segnali di un autunno caldo. La Uil prende le distanze dallo sciopero ma conferma che il tema «organici» è serio e il delegato Domenico Dentone precisa: «C’è un confronto aperto sulla produzione aggiuntiva per la nuova stagione, l’azienda ha presentato un programma di assunzioni a termine, ha risposto su tutto tranne che sul personale di palcoscenico e anche noi non siamo soddisfatti. Ma gli incassi dagli spettacoli rappresentano un terzo del bilancio del teatro, sono il salvadanaio della Scala e non siamo contrari allo sciopero». Il programma per giovedì 12 novembre al momento è invariato. Il concerto dell’Ensemble dell’Accademia nel ridotto dei palchi al pomeriggio, il balletto con Bolle e Zacharova in serata. «Non vogliamo mandare in bancarotta la Scala — continua la Cgil —. Ma vorremmo ricordare alla città oltre che alla direzione del teatro che nei mesi di Expo abbiamo fatto di tutto perché il lavoro procedesse nel migliore dei modi, per aprire il pal co ogni sera e non c’è stato neppure un minimo riconoscimento». Ciò che è indigesto è il diverso peso attribuito al personale di scena rispetto a quello dei laboratori, sarte, scultori, scenografi, falegnami. «Saranno assunte 25 persone nel corpo di ballo. Come richiesto. Ma la squadra trasporti che la direzione ha deciso di riqualificare è costituita da persone non più giovani, l’età media è alta — spiega Bentivegna —. Considerato che la produzione è più intensa e il numero di repliche per allestimento è inferiore, il «cava e metti» cioè il montaggio e smontaggio delle scenografie è molto più gravoso. Quindi inserire gli u nell’organico può tamponare un’emergenza ma non può essere la soluzione». Resta sospeso il tema del turn over. «L’organico è fermo dal 1998 — concludono i sindacati —. Da allora un centinaio di Il turnover II personale è fermo da 17 anni: sono solo cento gli assunti dopo cause di lavoro addetti sono stati assorbiti dopo cause di lavoro. Sono punti fermi dai quali bisogna ripartire. Il sovrintendente era aperto al confronto, la direzione generale no. Non ci rimane che lo sciopero».