Alla lettura dell’articolo di Giuseppina Manin sui compositori italiani contemporanei, assistiamo ad un’autoflagellazione che non tiene conto della realtà.
Le Fondazioni liriche italiane, pur di fronte a una costante diminuzione dei finanziamenti pubblici – 181,9 milioni di euro nel 2014, non 350 milioni, come appare nell’articolo – è innegabile abbiano dimostrato un grande impegno nel programmare all’interno delle proprie stagioni composizioni e titoli di autori contemporanei, con speciale riguardo per gli italiani.
Per averne un rapido riscontro, basta navigare nei siti delle Fondazioni stesse i cartelloni sinfonici, e quelli lirici. Possiamo citare Alessandro Solbiati e Andrea Molino a Bologna, la cui stagione sinfonica è stata inaugurata con una commissione a Ivan Fedele; Carlo Boccadoro e Marco Tutino a Torino, quest’ultimo ripreso anche a Firenze; Giovanni Sollima e Marco Betta a Palermo; Emanuele Casale a Roma.
Quanto alla giovane prestigiosa figura di Mauro Lanza, a Venezia è stato seguito ed aiutato durante tutto il suo percorso di studi e successivamente fatto debuttare nell’ambito della stagione sinfonica, occasione che la Fenice riserva ogni anno a tre compositori italiani.
Specifiche rassegne di musica contemporanea sono curate ogni anno in maniera diversa nelle singole Fondazioni.
Inoltre, vale la pena considerare sempre in questo ambito come un illustre compositore sia sovrintendente a Bologna, e come a Roma sia stata creata una direzione artistica ad hoc per la musica contemporanea.
É un dato storico che dal Seicento ad oggi i compositori italiani abbiano portato la loro musica in tutti i maggiori centri europei: l’elenco che comprende autori noti e altri meno noti è enorme. E il fatto che i nostri giovani talenti vengano chiamati all’estero non ha certo una connotazione negativa, bensì è da considerarsi un riconoscimento per l’attività che hanno potuto svolgere nel nostro Paese, facendosi conoscere ed apprezzare.
L’elenco di quanto le Fondazioni Liriche, pur nelle loro ristrettezze economiche, riescono a fare rappresenta un valore che anche il Corriere ha spesso messo in evidenza nelle proprie pagine.
Non possiamo non essere d’accordo con l’affermazione secondo la quale l’insegnamento della musica debba essere inserito nella programmazione della scuola primaria, come avviene già in paesi anche economicamente meno avanzati del nostro.
Enormi sono gli sforzi che le Fondazioni fanno per avvicinare i giovani alle proprie attività per ovviare dove possibile alle mancanze della formazione scolastica.
Sarebbe bello, infine, che Giuseppina Manin, sempre attenta all’ambiente musicale italiano, desse conto ai lettori del Corriere di questa nostra attività.
Cristiano Chiarot
Presidente ANFOLS