Probabilmente i sindacati e i parlamentari toscani chiederanno chiarimenti a Dario Franceschini. Lo farà anche il prefetto, che, rappresentato lunedì dalla vicecapo di gabinetto Anna Chiti Batelli, ha raccolto le richieste dei tre ballerini licenziati del Maggio musicale fiorentino e si è impegnato a trasmetterle al ministro. La legge Bray poi Franceschini, infatti, dicono i sindacati Sic Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fiais Cisal che hanno proclamato lo stato di agitazione e organizzato il presidio di due giorni fa sotto la prefettura, non prevede licenziamenti, tanto più delle masse artistiche. E i tre tersicorei licenziati il 23 ottobre (il quarto, una donna, non è stata per il momento licenziata perché in congedo matrimoniale) sono artisti e ballerini. Possono ricoprire in teatro il ruolo di figuranti speciali, o di comparse e danzare, senza che la Fondazione, come invece, accusano, ha fatto e farà, abbia necessità di avviare per questo collaborazioni con esterni. Sono loro, insieme alle due «esodate» obbligate ad andare in pensione, gli unici in tearo ad aver pagato la crisi e il risanamento della Fondazione con il licenziamento. Con la cessazione di Maggio Danza alcuni ballerini sono stati incentivati all’esodo, altri hanno rassegnato le dimissioni per andare a lavorare altrove. Dopo il licenziamento, se, come sperano, non resteranno in teatro fino al raggiungimento dei requisiti per andare in pensione (per alcuni, una decina di anni ancora) i tre licenziati sperimenteranno la Naspi, il nuovo ammortizzatore sociale introdotto con il Jobs Act. «I ballerini – commenta Marco Del Cimmuto, segretario generale Sic Cgil Toscana – sono stati licenziati con provvedimenti individuali. Non andranno in Ales, come i tecnici-amministrativi in esubero, e non finiranno in pensione. Andranno in disoccupazione, finita la quale non avranno nessuna prospettiva». «E’ un fatto gravissimo – aggiunge Del Cimmuto – che smentisce le dichiarazioni del ministro Franceschini e del sindaco, che in più occasioni hanno detto che non ci sarebbero stati licenziamenti». La fine di Maggio Danza era stata annunciata da tempo dal sovrintendente Francesco Bianchi, quando ancora era commissario. Un tentativo di salvataggio è stato fatto con l’accordo del 7 gennaio 2014, con l’ipotesi del distacco dei ballerini a una società terza, individuata poi in Mag.Da. Un tentativo fallito, perché la Fondazione ha rescisso il contratto. Ma Andrea Canavesio, amministratore unico di Mag.Da. – Firenze Danza scarica la colpa proprio sulla direzione del teatro, che «decise in quel momento di far definitivamente morire Maggio Danza». «Fu un atto illegittimo, riconosciuto da tutti, una decisione unilaterale che si appellò ad una clausola che non esisteva nel contratto, ma tutti, compresi gli avvocati che dovevano difenderci, si allontanarono da noi e dalla causa». «Ci vuole coraggio – accusa Canavesio – per mettersi contro ad una Fondazione che è sotto l’ala protettrice del sindaco e di conseguenza del presidente del consiglio. Il gioco purtroppo era stato già deciso alle nostre spalle mesi prima, il copione era farci morire e darci la colpa».