IL CASO Una causa – vinta – per la riassunzione. Tanto potrebbe bastare a far collassare le fondazioni lirico-sinfoniche italiane. La Corte Costituzionale ha stabilito che il divieto assoluto e retroattivo di convertire i contratti di lavoro a termine delle fondazioni lirico-sinfoniche in contratti a tempo indeterminato, anche a seguito di violazioni delle norme su contratti, proroghe e rinnovi, è illegittimo. La sentenza, pronunciata nell’ambito di una controversia che riguarda la Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, potrebbe alimentare altre centinaia di cause, rischiando di mettere in pericolo l’esistenza stessa di molte realtà. «Disastro» è il commento ricorrente tra i direttori delle fondazioni.
I NUMERI Dati e stime sono chiari e pesanti: 120 cause a Roma, oltre 200 a Bari, circa 400 a Verona, 46 a Firenze, 30, solo di direttori d’orchestra, a Palermo. «Le Fondazioni sono state prese in contropiede dalla sentenza – commenta Cristiano Chiarot, presidente Anfols, associazione delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane, e sovrintendente del teatro La Fenice di Venezia – Ci siamo affidati a un pool di studi legali per capire, innanzitutto, se rientriamo o meno nella fattispecie delle considerazioni scritte dalla Consulta. Di certo, il nostro comparto non può sostenere alcun aumento del costo di lavoro». Un’impossibilità concreta, facilmente riscontrabile dai bilanci delle fondazioni, con risorse insufficienti a sostenere le possibili richieste di assunzione nel caso in cui dovessero essere forzatamente accolte. Ma anche un’impossibilità “di diritto”: la legge Bray ha imposto il contenimento dei costi. «Questo pronunciamento riporta le lancette indietro di quattro anni – dice Carlo Fuortes, sovrintendente Fondazione Opera di Roma – La legge Bray impone trasparenza, efficienza, qualità. Abbandonare criteri selettivi e riferiti al reale fabbisogno delle fondazioni vuoi dire gettare il lavoro fatto. Si è stabilito che le assunzioni siano per concorso pubblico, la stabilizzazione senza criteri di qualità cambia l’intero scenario».
LA SOLUZIONE Anche perché le possibili assunzioni spaziano da musicisti a tecnici. Al Petruzzelli di Bari, a fare causa sono state anche alcune maschere. «Una decisione del genere crea problemi enormi, specie mentre stiamo affrontando un piano di risanamento molto complesso – afferma Nicola Sani, sovrintendente Fondazione Teatro Comunale di Bologna – Uno scenario come quello che si potrebbe aprire ci metterebbe tutti in crisi». Così, le Fondazioni cercano una soluzione congiunta. «I legali stanno valutando la ratio della sentenza aggiunge Fulvio Macciardi, direttore generale della fondazione bolognese – Siamo un settore particolare. A essere problematica è l’intera normativa: siamo enti privati soggetti a norme del pubblico». Il primo chiamato in causa, Francesco Bianchi, sovrintendente Maggio Musicale Fiorentino, confida nella «presa di posizione ufficiale dell’Anfols», e si riserva di studiare la sentenza: «Poi, una volta che ne saranno chiari i contenuti, valuterò quale tipo di decisioni prendere». Intanto studia pure il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che, però, per ora non risponde. «Se dovessimo regolarizzare tutti, i costi sarebbero impensabili, non riusciremmo mai a sostenerli – ribadisce Oscar Pizzo, direttore artistico Teatro Massimo di Palermo – Lo Stato, da un lato, ci chiede di ottimizzare, dall’altro di finalizzare tutte le situazioni. E poi, dopo averle assunte, come dovremmo usare queste persone? Servirebbero progetti più grandi, un aumento di produzioni, è un processo che genera criticità. Confidiamo nel Ministero: l’esecuzione letterale di questa decisione metterebbe in ginocchio tutte le realtà lirico-sinfoniche».